Poesie Premiate 2015 decennale
Ecco le poesie premiate dell’anno del decennale , fino alla terza posizione.
Sez. speciale decima edizione
1° Classificato –Alessandro Perugini (Casteldelpiano-GR)
Le foglie non resistono più al vento
e cadono leggere sul selciato,
non hanno ali di cera né un lamento
e quel volo non è più rimandato.
Ma chi conserva ancora il sentimento
d’immergere i pensieri nel passato,
le vede ancora verdi e più di cento,
le vede luminose sopra un prato.
E’ in loro quel mistero mai svelato,
cantato con dolore dai poeti,
della vita che muore e si rinnova.
Il mio sguardo si posa confortato
su quei colori pieni di segreti,
di sfumature dell’eterna prova.
2° Giuseppe Laccania (Sutrio-Udine)
Noi che partivamo
Fummo partenze su avventati passi,
su effimeri pensieri in menti acerbe
posati sulla scia d’aguzzi sassi
per mete che I’età dava superbe.
Fummo guerrieri a volte anche sconfitti
da qualche pala dei mulini a vento,
cademmo e ci rialzammo mai trafitti
dalla realtà d’incedere a noi lento.
Fummo dei sarti del nostro futuro,
vestimmo la durezza dell’incerto,
bevemmo il fiele delle spalle al muro
quando di meglio non ci fu mai offerto.
Fummo ferite agli animi materni
e ci specchiammo in lacrime sospese
dentro le rughe dei volti patemi
mentre scorreva rapido il paese.
3° Vittorio Verducci (Notaresco-teramo)
Nozze d’Argento
Lo ricordi? Fu il primo appuntamento
nei silenzi segreti della sera,
e suonò una campana, messaggera
d’un sogno dolce, sotto il firmamento,
in mezzo al prato, all’aleggiar del vento.
tra le fragranze della primavera
e lusinghe di luna, passeggera
sul nostro unirci morbido e violento.
E ci attese I’incanto dell’estate.
nei sussurri dell’onde, nel colore
di cieli blu e spiagge spensierate:
e sul mare suadevano canore
arie di Lise e d’acque trasognate
nei chiari azzurri a emozionare il cuore.
Quel tempo delle more
nel passare degli anni non s’è spento:
e spira ancor la brezza dell’amore
fra i tuoi, i miei capelli, ormai d’argento.
Sezione a tema libero
1° Lorena Turri (Ghivizzano, Lucca)
Da sempre, unamano
Io vivo di giorni insicuri,
che il petto a macigno sovrastano
e farsi coraggio non basta
a togliere i toni più scuri.
Mi sveglio col fiato ansimante,
cercando, nel letto disfatto,
di mano d’amante il contatto.
Ma è un vano anelare, avvilente.
E vano è anelare alla vita,
se proprio I’amore è in difetto
e il cuore, privato d’affetto,
di fiore è corolla appassita.
Per questo in aiuto si chiede
da sempre, una mano.. mai un piede!
Marinella Paoletti (Colli del Tronto AP)
Il sole innamorato
Storia d’amore tra la Montagna e il Sole
Quelle cime che odorano di latte
quando la neve a primavera scende
vigorosa tra i fori, ormai scoperti,
di fughe e di crepacci,
grigi bronchi che all’aria s’apriranno
come alveoli d’un bimbo appena nato.
Della tua nuova pelle sono i pori,
V’occhieggiano spaurite le marmotte !
che assistono a quel lento rifiorire,
di un’altra gioventù che si ripete.
Turgide vette d’Alpi sconfinate,
seni di roccia stesi sul tuo corpo
o donna – Madre Terra !
Son uomo io! Perduto su nel cielo!
Ti guardo innamorato
con rarefatti sguardi d’orizzonte
dai verdi prati – ciuffi del tuo pube –
riempiendomi di voglie e bramosie.
Ma solo quando è sera
permetti il mio toccarti
con raggi rossi e caldi di passione
quando per poco allo sfumar dell’ ore
sopra di te trattieni il mio calore
nel ciondolo infuocato che s’adagia
tra la valle del petto ammaliatore.
Ed ogni sera sempre si ripete
l’abbraccio mio furente a quel tuo corpo
manco la notte spegnerà l’ardore
che solo di mattina e di rugiada
placherà il mio piacere.
3° Manuela Magi (Tolentino, MC)
Se di me
Se di me, tu cogliessi brame d’amore
mi gemmeresti sulla pelle e.
a ogni ruvido tramonto di risacca
bruceresti sterpaglie di dolore.
Come confuse e fumose ombre all’orizzonte
e sopra i fianchi roridi di nebbia.
di me sapresti ogni angolo di sogno
e spigoli del corpo ancora intatti.
se le tue mani fossero di creta
e io I’immagine di statua desolata.
Se il tempo di clessidra fosse diverso
e i sentieri intersecati dei tragitti
mi abitassero scomposti dentro al petto,
tu mi saresti orma che comprime
e lurido intreccio di ginestra.
Se tu esistessi nel corroso mio destarmi
come percosso veliero dell’insonnia,
faresti del mio nome un alfabeto muto
e del giacere nostro, orde di tempesta.
Sezione a tema adulti La Montagna
1° Antonio Giordano (Palermo)
Dal monte
Guarda la nube rossa sopra il monte,
nasce una stella già nell’aria pura.
Si china ormai alla fine la mia fronte
di vita mia che fu rocciosa e dura.
Io che t’aprii dell’arte chiara fonte,
tu che di gioia e crucci fosti cura,
di giovinezza al cuore scava un fronte.
La mia discesa allor sarà sicura.
Che gusti dell’occaso inizio e avvento,
che fonda dentro me divino e umano
che dopo le tempeste scorra lento
questo esistere mio che non sia vano.
Ma, quando sarà giunto il mio momento
se avrò paura, tienimi la mano.
2° Angela Babbucci (Siena)
Pian Castagnaio 1950: la mia prima castagnatura
Ci fu una stagione d’innocenza
in cui bimbetta ridevo ai fiori, al sole
e il buio aveva occhi di paura.
Era la mia prima castagnatura.
Avevo sei anni. D’ottobre, prima dell’alba,
ero già arrivata all’erta per le”Piane”
attraverso il bosco immerso ancora nella notte.
Camminavo in modo circospetto: ogni fruscio
poteva essere il lupo di Cappuccetto Rosso
La luce cacciò ogni timore,
ma mi trovai tra una folla di giganti
dai capelli tinti e bocche barbute con tre denti;
lntorno scrosci, schianti, tonfi …
Sorrise il vento.
Nell’aria divenuta fondale d’un incanto
egli mi disegnò percorsi immaginari
di note musicali, barchette, fiori senza stelo
ed io, farfalla, danzavo insieme a loro.
Con un’acrobazia saltò sui rami,
contorse le piante, le spogliò con le sue mille mani
gettando al suolo doni di valore:
“cule bianche, marroncelle, luccichenti”….
speranze di polente nel paniere.
Amiata,non solo un nome; per me terra di stupore,
di favole vissute, che non mi sembran vere.
3° Graziano Buchetti (Montepulciano, siena)
Il vecchio dell’amiata
ll fischio leggero del vento scorta candidi fiocchi,
magica coltre che tutto fa uguale.
Pavoneggia preziosi cristalli l’anfratto più nascosto
ricami di brina rivestono nudi stecchi d’erica
e la quiete mormora fiera nel monte –
S’ allungano, rimbalzano e tintinnano abbracciando
il ghiacciato manto, le fredde lacrime
dei caduchi rami.
Ondeggia un filo di fumo abbrustolito
dall’umida fiamma di un mucchio di ricci,
rinnova antichi riti
il sapore di castagne essiccate che s’espande.
Antichi passi avanzano leggeri,
dopo un’altra tirata alla svogliata pipa,
si volta incantato il vecchio minatore,
generosa geme la neve sotto la ritrovata impronta.
E’ solo.
Molto è cambiato,tanto è finito, troppo è andato.
Negli occhi velati dal tempo torna il passato,
passa il presente e sogna il futuro,
Un raggio di sole schizza nel cielo,
s’accende il livellato candore
e tinge il respiro di ritrovata speranza.
Sezione giovani
1°classificato Sofia Vìttoria Romeo (Borghi FC) anni
Fratello
Metti che domani ci separino,
due anime lontane che si cercano,
senza alcuna idea, nessun posto dove poter andare.
Persa, in un mondo così grande,
e noi così piccoli col nostro amore
che però domina su tutto.
Tu senza poter parlare,
che apparentemente hai un’anima
senza storia,
niente da raccontare,
niente da poter spiegare..
Perché tutte le tue parole le hai regalate a me,
con i tuoi occhi grandi e dolci,
colmi di emozioni,
i nostri segreti. avventure. tristezze e allegrie
svanirebbero in una notte senza colore,
perché non saremmo più una parte di questo mondo divisi.
lo correrei, ti cercherei, farei domande a visi sconosciuti,
ma loro non comprenderebbero la mia paura senza te.
penserebbero: “Ma è solo un cane”.
2° Francesco Gilii (Torino)
Fuga
Usciamo al mondo con I’odore grigio
delle carni nei vestiti.
e oltre la bianca coltre del cerchio
mastichiamo ancora l’ombra delle pareti
nudi urliamo I’immensa cicatrice
dei corpi divisi, complici nelle vertigini
di un bianco fuoco.
fuori dal circolo ci restano
le profezie e I’antica ribellione
che ancora ci fa pulsare oltre le pareti
ma nemmeno questo è abbastanza,
perché la schiavitù era in noi,
il circolo era in noi,
perché la prigionia eravamo noi.
costretti ai nostri bianchi incubi
ci aggiriamo in un mondo estraneo,
in una terra aspra di stelle e fuga.
che si accumula nelle nostre tasche.
seppellendoci tra tenebre
e costretti a vagare come predatori
di cieli ci aggiriamo con la schiena piatta
e la testa bassa, senza conquistarci
il chiarore meritato
3° Martina Marotta (Prato)
Portami a casa
(in visita ad una casa di riposo)
Stringo con le mie le tue mani
ed i tuoi occhi,
prima vitrei e fissi all’infinito,
ora si illuminano di gioia
le mie mani ti riportano al passato . . .
Ricomponi fugacemente
le tue ciocche bianche,
mi accarezzi il viso e mi baci,
ricordi la tua bambina,
si la tua nipotina.
“Portami a casa”
mi chiedi e mi richiedi ancora
“Portami a casal”.
Vorrei portati con me,
ma non solo la tua bambina
voglio farti sorridere ancora
voglio donarti amore.
ma sono solo una -….
ma perché dirti chi sono?
oggi per te sono la tua bambina ,
…e tornerò presto a farti compagnia.
T’accarezzo ancora e ti coccolo
come si fa con una nonna,
…e nella tua speranza
continuerò ad essere la tua bambina